Racconto di un viaggio sospeso
Ci sono esperienze nella vita simili alle montagne russe, che ti fanno toccare il cielo con un dito e sprofondare nei meandri dell'inferno in un brevissimo lasso di tempo; in genere, uno, due, tre, ma in alcuni casi anche nove mesi. Esperienze che cambiano la vita, e la cambiano per sempre. Storie di felicità e di tristezza. Sì, è proprio così, gioia e malinconia si mescolano creando un vortice di emozioni contrastanti, che toccano il cuore e lo devastano. È un amore che cresce giorno dopo giorno e si interrompre bruscamente, come l'arrivo di un brutto temporale, come una tempesta, sconvolgendo tutti i sogni all'improvviso e trasformandoli nel peggiore degli incubi, lasciando un vuoto incolmabile. È un dolore estenuante, uno shock, una sensazione indescrivile, che ti toglie il fiato, ti annebbia la vista, e ti strazia e ti lacera la mente.
Avevo già sentito parlare di questo argomento, seppur in maniera frettolosa, ma non sapevo di cosa si trattasse; era una situazione distante anni luce da me. Un tema poco conosciuto, di cui si parla raramente, e quasi con vergogna. Alcune donne preferiscono tacere, rimane per loro una ferita da nascondere e da non rivelare a nessuno. Altre, invece, non riescono a celare dietro a un sorriso una lacrima, gli occhi gonfi e l'agonia che le affligge, quel sussulto del cuore per un amore interrotto causato da un aborto spontaneo. Il termine agghiacciante per descrivere l'interruzione di una gravidanza è "aborto", che deriva dal latino abortus -us, derivato di aboriri "perire", composto di ab "via da" e oriri "nascere". L'aborto può essere completo, incompleto o ritenuto. In questi ultimi casi si procede con una cura farmacologica o un intervento chirurgico. Si ha un aborto completo quando si hanno perdite di sangue vaginali significative, crampi addominali che cessano una volta espulso tutto, e una riduzione drastica dei sintomi della gravidanza. Si parla di aborto incompleto quando c'è un sanguinamento persistente e crampi addominali continui, con possibile febbre o segni di infezione. Il più subdolo è l'aborto ritenuto o interno, completamente asintomatico, senza sanguinamenti o crampi, con il battito del feto che cessa la sua attività.
Sul sito profemina si legge: "in Italia ci sono tre metodi comuni per terminare una gravidanza. Due di questi sono interventi chirurgici - vengono eseguiti con strumenti chirurgici. La terza opzione è un metodo basato sui farmaci.
Isterosuzione: intervento chirurgico con uno strumento di aspirazione, chiamato anche cannula di Karman, in anestesia generale (o in anestesia locale); frequenza: 63,6% di tutti gli aborti nel 2019 in Italia.
Curettage cervicale o raschiamento: intervento chirurgico con uno strumento di raschiamento in anestesia generale (o raramente in anestesia locale); frequenza: 10,8% di tutti gli aborti in Italia nel 2019.
Mifepristone (Pillola abortiva Mifegyne®) o RU486: metodo farmacologico con compresse; frequenza: 27,8% di tutti gli aborti in Italia nel 2019".
Tu
Le cause di un aborto spontaneo possono essere molteplici e non completamente comprese. Anche con l'analisi del feto, spesso non si riesce a identificare il motivo che lo ha scatenato. Molti ginecologi attribuiscono questi eventi a problemi cromosomici casuali non collegati a patologie nei genitori, il che significa che anche coppie sane possono affrontare questa dolorosa esperienza. È perciò un evento naturale che può capitare a chiunque. Potrebbe inoltre essere causato da infezioni, malattie, uso di droghe, alcol o fumo di sigaretta, traumi o lesioni, squilibri ormonali o problemi con la produzione di progesterone, età della madre, cicatrici nell'utero o fibromi uterini.
Non pensavo potesse essere un'esperienza così comune. In ospedale ho incontrato tante ragazze e, parlandone con amici e conoscenti, mi sono resa conto che moltissime donne lo hanno vissuto almeno una volta nella vita. Persino tante donne dello spettacolo, come Valeria Marini, Elisabetta Canalis, Beyoncè, Nicole Kidman, Mariah Carey, Audrey Hepburn, Sharon Stone, Giuliana De Sio, e tante altre, hanno affrontato un aborto e trovato il coraggio di parlarne pubblicamente. Dunque, è un argomento molto diffuso, come già detto, di cui però tutt'oggi si parla poco. La prima domanda che ci si pone, come in altre circostanze terribili, è: "Perchè proprio a me?". Probabilmente doveva andare così; non sempre le cose vanno come vorremmo. Nel momento in cui il ginecologo pronuncia la terribile frase "Mi dispiace, non c'è più battito", tutti i sogni si frantumano. Non si può più vedere il suo cuoricino pulsare, non lo si può più ascoltare, non si possono sentire i suoi movimenti. No, non si può, non potrà più nutrirsi e crescere. "Era solo un embrione" oppure "Era un feto", ma era "Il mio embrione", "Il mio feto".
Quelle due lineette rosse del test di gravidanza, o la scritta inequivocabile "incinta" con il numero delle settimane, riempiono il cuore di una felicità immensa. Da quel momento, tutto cambia. I cambiamenti non sono solo fisici (nausee, vomito, stanchezza, sensibilità agli odori, ecc.), ma anche psicologici. Inevitabilmente, cambia il proprio modo di pensare e si inizia ad amare quel puntino a più non posso, instaurando con lui un rapporto amorevole sin da subito. Quel puntino, che cresce velocemente e da embrione diventa feto, per poi essere un bambino, rappresenta l'amore e una parte di sè e del proprio partner. Ci si perde in fantasie su come sarà: "somiglierà più a me o a lui?", "Sarà un maschietto oppure una femminuccia", "A quale nome hai pensato? Mi piace Mercedes". Eppure, insieme alle fantasie, emergono anche le paure. Paura di non essere all'altezza, di non saper affrontare le difficoltà, di non riuscire a proteggerlo come si vorrebbe. E quando arriva una notizia di un aborto, si sprofonda in un profondo abisso, la mente si affolla di tanti pensieri, con le lacrime che scorrono veloci e incontrollabili: "Non sono stata in grado di difenderlo", "Mi sono sforzata troppo per sollevare quelle due bottiglie d'acqua oppure forse ho usato un bagno sporco", "Il mio piccolo è diventato un bellissimo angelo prima ancora che io potessi stringerlo tra le mie braccia". Il petto si stringe in un' atroce agonia e niente ha più senso; si tratta di un lutto che pervade l'anima, e che si lenisce con il tempo e le parole di conforto di chi ha vissuto la stessa esperienza, sostenendosi a vicenda. Parlare di ciò che è accaduto può essere un primo passo verso la guarigione.
Esistono poi anche altre situazioni, infatti, il 28 settembre si celebra la Giornata internazionale dell’aborto sicuro. Ma cos'è? La Legge 22 maggio 1978, n. 194, approvata durante il governo di Giulio Andreotti, ha introdotto il diritto all'aborto in Italia, stabilendo che l'interruzione volontaria della gravidanza fosse legale fino alla dodicesima settimana di gestazione, e successivamente fino alla ventiquattresima settimana in caso di pericolo per la salute fisica o psicologica della madre o di gravi malformazioni fetali.
Secondo i dati, ogni anno in Italia, 63mila donne scelgono di interrompere una gravidanza indesiderata. Personalmente, trovo questa situazione molto crudele, perché credo che interrompere una gravidanza che procede bene volontariamente significhi interrompere una vita, uccidere un essere vivente incapace di difendersi. Tuttavia, comprendo che ci possano essere motivi gravi e complessi dietro questa decisione. Per chi si trova in situazioni difficili, forse l'adozione potrebbe essere un'alternativa da considerare. Ci sono tante famiglie pronte a dare il loro amore a un bambino, offrendogli la possibilità di crescere in un ambiente affettuoso.
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